lunedì 14 novembre 2011

13 novembre 2011, domenica

Leggere al letto
con Michele
Ave Mary
Un tè alle 5
con le mie amiche
Maria Grazia e Rosella

Memorie cattoliche.
Avevo sei anni quando mano nella mano con una zia entrai per la prima volta nella foresteria di un convento di clausura. Non lo sapevo ancora, ma a Oristano ci sono tre ordini femminili di vita contemplativa, e il convento a cui ci affacciavamo noi apparteneva alle francescane cappuccine, famose tra le massaie perché faceva le migliori capigliette della storia delle cresime sarde. Le riconoscevi al volo perché non erano grandissime, ma sulla loro cappa di glassa bianca spiccavano tono su tono raffinatissimi ricami di zucchero realizzati Dio solo sa come. Mia madre, che non ha mai saputo fare i dolci, per tutta la vita mi ha ripetuto stizzita che le capigliette delle cappuccine venivano così bene perché le monache non avevano altro da fare tutto il giorno. Fatto sta che eravamo lì per ritirare quelle che avevamo ordinato noi.
Una volta entrate nel piccolo androne della foresteria, mia zia si diresse decisa verso il muro di fronte dove non c'erano finestre, ma una specie di vano di legno, al quale lei si rivolse con una scampanellata squillante. Pochi istanti dopo al di là della parete rispose una voce flebile di donna della quale non vedevamo il volto.
- Sia lodato Gesù Cristo.
-Sempre sia lodato. Sono venuta per le capigliette di Marongiu.
-Arrivo
Ci fu un silenzio di nuovo per qualche minuto, poi il vano di legno si mosse e cominciò a ruotare su se stesso. Al termine del giro, sul fondo apparve un vassoio incartato con sopra il bigliettino del prezzo. Mia zia lo lesse, prese il vassoio con una mano e con l'altra pagò. Vidi i soldi posarsi sul fondo, vidi la ruota di legno girare ancora su se stessa e il denaro sparire, come la presenza misteriose oltre il muro. Eravamo rimaste in quella stanzetta per non più di quattro minuti.
Quando uscimmo impiegai qualche secondo ad abituarmi alla luce del sole, poi venne il tempo delle domande.
- Zia, cos'è quel posto?
- E' un convento di clausura. - rispose lei, come se la risposta potesse chiarire qualcosa a una bambina di sei anni. Feci un altro tentativo.
- E chi ci abita dentro?
Mia zia è una donna spiccia, ma molto pia. Sembrò realizzare in quel momento che io non aveo la minima idea di cosa fosse la vita contemplativa. Valutò che l'esca vocazionale che stava per lanciarmi potesse essere spiritualmente più efficace se si teneva sul vaco, e così rispose lapidaria.
- Ci abita Dio.
Non chiesi altro, né lei aggiunse altre parole, ignara di quanto fosse stata esaustiva la sua risposta per me. TOrnai a casa con una gioia immensa nel petto e l'ansia di raccontare a mamma la meraviglia che avevo scoperto nel convento. Ci prendevano in giro tutti a Cabras. Nella nostra chiesa il grande dipinto alle spalle dell'altare era sbagliato. Bisognava che qualcuno glielo dicesse a monsignor Manca, che andasse anche lui a Oristano in convento ad ascoltare, così avrebbe capito, perché a Oristano lo sapevano già che Dio non era quel vecchio con la barba.
Dio era una donna.
E faceva le migliori capigliette del mondo.
(da Ave Mary di Michela Murgia)